Storytelling game – Il bosco dei desideri smarriti

Uno storytelling game è un gioco di carte in cui i partecipanti debbono improvvisare una trama coerente, basandosi sulle immagini che di volta in volta vengono scoperte.
Condivido qui un esempio, una storia che composi con sette delle venti carte disponibili da giocatrice solitaria.
[ ©illustrations 2017 Rohan Daniel Eason Original concept by Angus Hyland – from The Hollow Woods – Storytelling card game ]

Carta 1

C’era una volta, ai tempi dei cavalieri e dei manieri, nei pressi d’un villaggio come tanti, un bosco che i paesani evitavano di attraversare.
La ragione di tanta reticenza, così mi venne detto, era che chi aveva avuto l’ardire di entrarvi non aveva fatto ritorno. Ebbene, si dà il caso che io sia stato uno dei pochi temerari a sfidare il mistero.
Forse avrete sentito narrare le gesta del Senza Paura, sempre pronto a sguainare la spada per dimostrare il proprio valore, sì?
Ecco, io pure e vi tolgo subito il dubbio: non si tratta di me. 
Più che Senza Paura, mi chiamavano Senza Fortuna e il giorno in cui varcai il confine del bosco rivestito della mia armatura, non ero mosso dalla sete di avventura, bensì dalla bramosia di ricchezza. 
Correvano voci infatti che, in un tempo lontano, le Fate avessero celato nel bosco i loro tesori. A quel tempo, non era mia abitudine prestare orecchio alle superstizioni, ma ogni tesoro – storico o leggendario che fosse – meritava la mia attenzione. 
Non impiegai molto tempo, dunque, per decidere di montare in sella al mio destriero e scoprire di persona la verità.
Il mio nome andò così ad allungare la corta lista dei prodi cavalieri che osarono sfidare i pericoli del bosco ma, ahimè, non quella ben più breve di coloro che ne uscirono.

Carta 2

Poco dopo essermi inoltrato tra gli alberi, persi di vista il sentiero battuto, ma il fatto non mi allarmò eccessivamente. 
Chiunque abbia avuto occasione di conoscermi potrà confermare che non sono mai stato in grado di fornire indicazioni, né tanto meno di riconoscere un cammino già percorso.
Ero ancora un bambino quando mia madre, dama apprensiva e profondamente pia, concluse che quel continuo smarrirsi non potesse esser frutto della mia distrazione. Di mezzo, doveva esserci lo zampino del demonio, il quale da sempre si diverte a confondere i viandanti, attirandoli lontano dai sentieri verso un tragico destino. 
Per scongiurare tutto ciò, venni condotto da un eremita delle montagne che mi coinvolse in uno strano rituale, al termine del quale mi offrì un Rosario benedetto e mi fece giurare di non separarmene mai. 
Fatto sta che da quel giorno, senza saper dire come, giunsi sempre a destinazione sano e salvo.
Ciò spiega come mai non mi preoccupai quando persi la via nel bosco, anche se di bosco maledetto si trattava: il rosario era appeso alla sella.
Quasi a voler confermare la mia fiducia, la sagoma di un maestoso castello si delineò poco dopo tra le cime degli alberi. 
Invece di domandarmi come mai non avessi sentito parlare di un signore del bosco, pensai a un dono della Provvidenza e senza indugio varcai i cancelli, nella speranza di ricevere ospitalità, indicazioni e magari qualche indizio utile ai miei scopi.
Senza Fortuna, ancora una volta il tuo nome si conferma!
In quel sciagurato istante, forse per via di un ramo di cui non mi accorsi, il Rosario cadde a terra e vi rimase.

Carta 3

Ciò che in quel momento non potevo sapere era che l’ultima destinazione, per me, era raggiunta.
Varcata la soglia del castello, non feci più ritorno al mondo dei vivi, non camminando.
Non so raccontarvi come accadde.
Ricordo solo che a un tratto spiegai le mie ali del color della notte, dopo aver pulito col becco le orbite di un cranio che ritengo fosse il mio.

Carta 4

Da decenni volo entro i confini della mia prigione frondosa nella vana speranza di trovare un’uscita.
In cambio, ho scoperto che nulla nel bosco è benefico, non ciò che è bello, non ciò che risplende, soprattutto: non ciò che attrae.
Una sera, una strana opalescenza venne avvistata nei pressi degli alberi da alcuni braccianti di ritorno dai campi.
Uno di loro, quello che si trovava più prossimo al bosco, sostenendo di udire un canto celestiale, abbandonò di colpo i suoi attrezzi e si diresse verso l’apparizione gridando:
«Unicorno! Unicorno!»
I suoi compagni, che non vedevano né sentivano nulla, lo richiamarono ma nel corrergli dietro vennero accecati da uno bagliore innaturale, prima che le tenebre della foresta si richiudessero per sempre su di lui.
Il bosco maledetto serba infinite trappole, ciascuna creata appositamente per la vittime designata.

Carta 5

Ogni volta che assistevo a uno spettacolo simile, si intensificava in me l’urgenza di trovare l’uscita, ma ogni sforzo risultava vano.
Eppure, ad oggi, ritengo di aver svelato almeno in parte il mistero.
Nei pressi del castello dove si arrestano i miei ricordi di cavaliere, si erge un labirinto sopra al quale non mi è concesso volare, né penetrare, ma mi capitò d’origliare in proposito uno scambio tra gli spiriti del bosco, durante il loro raduno annuale.
Ciò che udì quella notte mi lasciò profondamente turbato.

Carta 6

L’interno del labirinto custodisce tutto ciò che possa essere bramato, sia esso vivente o inanimato, e dunque anche le ricchezze che mi avevano attirato.
L’avido, che non conosce ciò di cui ha bisogno, si addentra tra i suoi meandri insidiosi in cerca di quel che è convinto di volere. A un tratto lo vede, inizia a correre, inciampa… ed è perduto.
Il bosco ghermisce chiunque serbi nel cuore desideri non suoi.
La maledizione ebbe origine da un crimine che non può trovare perdono e di cui nessuno conosce la natura.
Ad ogni volontà deviata che inghiotte, i rovi divengono più fitti, gli alberi più alti, il labirinto più grande.
Al contrario, qualora vi si avventuri un cuore che non insegua le illusioni del mondo, esso vi troverà pace e compiutezza.

Carta 7

Io, il Senza Fortuna, venni punito per aver varcato la soglia del labirinto in cerca di ricchezze, invece di ciò che davvero mi mancava.
Da allora nel bosco mi contorco, irrimediabilmente famelico, all’eterna ricerca di qualcosa di cui ancora ignoro il nome.

© Alice Rocchi

4 risposte a "Storytelling game – Il bosco dei desideri smarriti"

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