[ Images © Kirsty Mitchell photography, Wild Thing, from The Wonderland Book ]
A Gaia, che ha il coraggio di cercare
Chi sono io?
A che serve rispondere?
Appena sono qualcosa, non lo sono più.
Sono stata l’acqua che palpita tra le rocce,
e poi le rocce che sopportano la corrente.
Sono il legno che il fuoco consuma,
e sono il fuoco che tutto divora.
In autunno,
sono la danza delle foglie dipinta dal vento.
In primavera,
sono il vento su cui si posano le ali di rondine.
Io sono il Tempio dove le stagioni vanno a morire.
Nel mio regno nulla è eterno,
ma affidami il più fragile dei tuoi ricordi ed esso vivrà per sempre,
perché io sono la Memoria che attraversa le ere.
Mi ricordo di te.
Un giorno ti sospinsi oltre la Soglia,
per vedere come cammina un frammento di sogno.
Ma tu hai appreso a temere l’oblio e la Morte
e mi hai dato un volto di tenebra.
Mi domandi:
«Chi sei?»
Io mi consumo nella nostalgia di te, di me,
ricamando il tuo vero Nome
coi fiori appassiti, coi frutti maturi,
col muschio che alla prima pioggia si tinge di vita.
E ancora:
«Chi sei?»
Così ci cerchiamo, come lembi di vento.
Rispondi