«Non son stata io, io in persona a levarmi questa mattina? Mi pare di ricordarmi che mi son trovata un po’ diversa. Ma se non sono la stessa dovrò domandarmi: Chi sono dunque?»
Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie, 1865
«In che modo ciò che fai è unico, tuo e solo tuo?», mi ha domandato una persona, nel tentativo di aiutarmi a definire la mia figura di autrice.
Dopo un lungo e sofferto percorso personale, il trasferimento in una città straniera, alcune perdite dolorose e numerose sfide sostenute e superate, non ho saputo far di meglio che balbettare frasi sconnesse.
Possibile che non sappia difendere ciò che faccio con tanta dedizione? Che non sappia nemmeno fornire una definizione?
Come compito, quella stessa persona, mi ha chiesto di riflettere e buttar giù delle idee.
«E non cancellarne nessuna», si è raccomandata.
Davanti a un foglio di carta bianca, la matita esita a lungo prima di decidere da dove partire. Infine sceglie, semplicemente, ciò che faccio ogni giorno:
PARIGI MERAVIGLIOSA.

Da tre anni curo un blog in cui ho raccolto aneddoti e storie della città in cui vivo, Parigi. La matita aggiunge quasi in automatico:
STORIA.
Non è solo la storia di Parigi ad interessarmi, in effetti, ma il passato in generale. Perché?
COMPRENSIONE DEL MONDO.
Andiamo, Alice, meno pretenziosa… Cosa cerco nella storia di persone vissute centinaia di anni prima di me?
La matita scrive e sottolinea:
PERSONE, IL VOLTO UMANO DELLA STORIA.
Ci sono vicino, ma qualcosa ancora mi sfugge. Proseguo con l’analisi.
Nel mio blog, Parigi è definita “meravigliosa”, ma non nel senso positivo che comunemente assume il termine. Le sue storie sono più spesso grottesche, tragiche, violente, geniali…
Sono meraviglie dal sapor di paradosso che all’Alice di Lewis Carroll – fiaba tanto cara alla mia infanzia – sarebbero garbate.

D’altra parte i grandi romanzi classici, la letteratura gotica, le raccolte di fiabe, miti e leggende, così come i saggi sul folklore sono elementi che hanno segnato il mio gusto letterario da una parte, il mio stile narrativo dall’altra.

Basta dare un’occhiata ad uno scaffale qualunque della mia libreria che non sia occupato da libri di storia, raccolte epistolari, cataloghi di musei e biografie, per cogliere le due anime che in me coesistono.
La matita, diligente, aggiunge:
ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE.
LEGGENDE, MITI, RACCONTI POPOLARI, LETTERATURA.

La matita traccia un grande cerchio attorno a tutte le voci, poi prosegue con una lunga freccia e scrive:
STORIE = MERAVIGLIE.
Nella storia, come nella letteratura, ho sempre ricercato un senso di stupore con cui poi ho plasmato il mio narrare.
Il punto sta nel comprendere quale sia l’aspetto ammaliatore delle storie. Le percorro ogni giorno, da sempre, con occhi di bambina, come sentieri di un immenso Paese delle Meraviglie, di cui l’immenso passato di Parigi ne rappresenta appena un angolo.
Il mistero sta in quel peculiare effetto di stupore e sorpresa che certe narrazioni operano in me, indipendentemente dall’essere legate a fatti realmente accaduti o meno.
C’è una bella differenza tra una raccolta epistolare, un saggio e una fiaba irlandese, eppure, ai miei occhi, hanno qualcosa in comune.
La matita reagisce:
COMPONENTI DELLA PSICHE.
Da anni ormai, mi dedico allo studio degli archetipi che si celano nel folklore, nella mitologia e nelle credenze popolari, ritenendola l’eredità più preziosa dei nostri antenati.
Di certo è questo che trovo irresistibilmente attraente.

La matita si dedica adesso alla storia, quella “vera”:
SENTIMENTI PERSONALI DIETRO AGLI EVENTI STORICI.
IL VOLTO UMANO DELLA STORIA.
I sentimenti, la natura umana non cambiano nei secoli.
Attraverso gli stati emozionali, posso connettermi al passato: paura, gelosia, lutto, passione… Il viaggio nel tempo è possibile se si parte dal cuore.
Così, entrando in empatia col passato, ritrovo frammenti di me stessa.

Ed ecco che la questione ritorna e si fa ancor più esigente.
Se tanti raccontano storie, e ognuno lo fa a modo suo, in che modo ciò che faccio è unico, mio e solo mio?
Non si tratta solamente di raccontare la Grande Storia come una raccolta di fiabe, caratteristica senza dubbio peculiare del mio blog.
STORIA = SPECCHIO
La matita cade. Sembra soddisfatta, per oggi.
Per me le storie, vere o fantastiche che siano, sono un labirinto di specchi, che fanno del mio narrare una raccolta di riflessi. Reagisco così al bisogno di risolvere, almeno in parte, l’enigma che sono.
E se nelle fiabe, come nella storia, scopro sfaccettature camuffate della mia natura profonda, potrebbe accadere – e me lo auguro – che qualcun altro scopra le proprie, leggendo i miei racconti o miei articoli.
I “punti di interesse” di questa sorta di mappa interiore sono a disposizione di tutti, affinché altri, se lo desiderano, possano arricchirli di nuove prospettive.
© Alice Rocchi
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