Del viaggiare nel tempo e della sapienza della moda

Dai tempi in cui ero bambina, una delle mie fantasticherie preferite era e rimane il viaggio nel tempo.
Grazie ai racconti di mia madre, appassionata di storia, le ambientazioni non mancavano mai ed io trascorrevo ore ad immaginare finali alternativi per i destini più tristi.
Giovanna d’Arco e Anna Frank ad esempio, si salvavano sempre e Virginia Woolf all’ultimo ci ripensava, svuotava le tasche e tornava a casa.

In modo meno ingenuo, dopo tanti anni il gioco continua nella città in cui mi sono trasferita, Parigi.
Dalle gallerie di una reggia ai vicoli di un quartiere, il mio sguardo pare perdersi, assorto nel tentativo di percepire lo spirito del luogo, dipingendolo coi colori e le forme di un altro tempo, senza dimenticare i rumori e persino, ahimè, gli odori.

Colmai così il senso della distanza profonda che può trasmettere una città straniera e il gioco d’infanzia divenne quasi una necessità quotidiana, poiché nonostante la capitale non fosse affatto nuova per me, durante i primi anni, l’ignoranza mi faceva sentire ancor più sola ed estranea.

Armeggiando col taccuino accanto alla tomba de La Divina attrice Sarah Bernhardt, all’epoca in cui preparavo gli articoli su di lei (cimitero Père-Lachaise, 2017)

Per poter dipingere dei quadri immaginari convincenti e popolare il paesaggio con le ombre del passato, mi occorreva una mole di informazioni immensa, tanto da scoraggiare.
Mia madre, però, mi ha insegnato che il solo rimedio all’ignoranza è la costanza nel colmarla e così, ad ogni nome, evento storico o espressione sconosciuta ho l’abitudine di prendere nota sul mio fido taccuino.
La tappa seguente è la ricerca di fonti, di materiale di studio e la stesura dell’immancabile lista di luoghi, palazzi e musei da visitare.

Lacuna dopo lacuna, ricerca dopo ricerca, sono riuscita a comporre dei “bozzetti temporali” della città abbastanza convincenti, che mi permettono di aggiungere qua e là gli spettri allegri di antichi cafés, di teatri scomparsi, di strade dimenticate, ecc.

A Versailles, però, mi accorsi di una mancanza fondamentale della mia tavolozza mentale: come erano esattamente gli abiti, le toilettes e l’aspetto dei cortigiani?
I ritratti antichi e i film in costume non erano sufficienti, da soli, a fornirmi le informazioni di cui avevo bisogno.
Desideravo mettere insieme conoscenze sufficienti a figurarmi dettagli autentici, consistenze e sensazioni verosimili, dalla mistura di odori ai fruscii dei tessuti…
Un viaggio nel passato degno di questo nome non è fatto solo di immagini!

Una rara dimostrazione di danze barocche nel Boschetto della Sala da Ballo a Versailles: a volte il viaggio nel tempo avviene senza che lo abbia richiesto!

Ho deciso così di iniziare un’avventura meravigliosa attraverso la storia della moda.
Fortunatamente, i trattati sull’argomento non mancano e nemmeno dei siti internet o canali YouTube curati, tra cui uno dei miei preferiti in assoluto è quello di Bernadette Banner.

Una delle mie fonti favorite, Bernadette Banner, studiosa di storia del costume e della moda e realizzatrice abilissima di abiti storici.

Per perfezionare l’immaginazione, però, sentivo anche il bisogno di vedere con i miei occhi modelli, tessuti, ricami, accessori…
Da tre anni ormai, sono lanciata in questa caccia alla lezione “dal vivo” e la mia fantasia ha trovato pane per i suoi denti, non solo a Parigi (rimando il racconto delle mie ricerche ad un prossimo articolo).

Dalla mostra dedicata a Christian Dior del 2017 (MAD Paris)
Scatti dalla mostra Paris Romantique tenutasi al Petit Palais nel 2019.

Come al solito, dopo ogni scoperta, l’esigenza di fare ordine e allo stesso tempo di condividere ciò che mi aveva emozionato diventava irresistibile.
Così nascono di solito gli articoli di Parigi Meravigliosa.
All’inizio di questa indagine, ad esempio, ne ho pubblicati un paio sulle mostre temporanee del castello di Champs-sur-Marne.

Scatti dalla mostra “Vive la Mariée!” tenutasi nel 2018 al castello di Champs-sur-Marne.
Ne ho tratto un articolo riccamente illustrato e tante curiosità che non conoscevo sugli abiti da sposa del passato.

A quel tempo, le mie conoscenze erano limitate e nel rileggere alcune ingenuità arrossisco, ma posso consolarmi vedendo quanta strada ho fatto. Qualche elemento in più per fantasticare in modo storicamente coretto, adesso ce l’ho!
Inoltre, man mano che le mie conoscenze aumentavano, ho realizzato l’immenso valore che le evoluzioni della moda hanno nella comprensione del passato.

Uno scatto dalla mostra dedicata alla Belle Époque e ai ruggenti Anni Venti tenutasi al castello di Champs-sur-Marne nel 2017. Anche da questa ho ricavato un articolo.

Decisi allora di osservare più da vicino come la storia fosse entrata nei guardaroba, quelli parigini in particolare, sconvolgendo forme, materiali e colori.
Le domande si accumulavano fitte sulle pagine del mio taccuino: in che misura il ruolo della donna nella società si mostra attraverso il taglio degli abiti femminili? Perché un gentiluomo portava i favoriti, la barba, i baffi a manubrio o al contrario si rasava il volto? Questione di estetica o di appartenenza sociale?

Nacque così l’idea di scrivere una serie di articoli sotto forma di intervista. A chi? Ma alla moda in persona, bien-sûr!

Una delle illustrazioni realizzate da Giorgia Gordini per la nuova serie di articoli dedicata alla storia della moda.
La vignetta gioca sul fatto che, nella seconda metà del Settecento, le dame dell’aristocrazia vestivano imitando il taglio degli abiti delle contadine. Le teorie di Jean-Jacques Rousseau avevano infatti lanciato la moda di uno stile di vita più naturale, semplice, che guardasse alla vita campestre come ad un modello.

Non si tratta affatto di un manuale a puntate, ma di riflessioni nate sul filo dei “ricordi” della moda.
L’espediente di personificarla mi spinge a riconoscerle una profondità e una dignità che i testi di storia spesso mancano di valorizzare.
Nel corso della stesura degli ultimi cinque articoli dedicati al XVIII secolo (di cui per il momento solo tre sono pubblicati) ho avuto il piacere di imbattermi in una sorta di sapienza della moda, una ricchezza derivata dal suo punto di vista privilegiato, ravvicinato, intimo direi.
Lei sa indicarmi, ad esempio, quando il gusto cede il posto all’insicurezza, o dove l’individuo si piega al bisogno di appartenenza.

La sfida è notevole, la strada è lunga ma ho pazienza, materiale e taccuini a sufficienza per poter dire: ce la farò!

Alcuni scatti che ho raccolto durante le mie ricerche nei musei parigini.

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