Canto del solstizio

[ Illustrazione per La Regina delle Nevi di Edmund Dulac ]

À ma soeur
Francesca

La Regina delle Nevi ha un cuore di fuoco che si accende d’inverno, con l’arrivo del Solstizio.
I canti delle genti che invocano il ritorno della luce le restituiscono memorie antiche, da cui le Tenebre, sue figlie devote, non riescono a distrarla.
Mentre il gelo cala sulle lande, la Regina delle Nevi piange i fuochi dell’estate. Parla di abbondanza, di danze e di notti trascorse al chiarore delle stelle.
«Come puoi conoscere questa cose?», le domandano le Tenebre confuse.
«A quel tempo – risponde la Regina delle Nevi – mia sorella era con me.
Io avevo lei, lei aveva me e la Terra non conosceva le stagioni. Le genti erano scarse, sparpagliate per immensi orizzonti, eppure nessuno era solo.
Fu nostro padre, il Sole, a separarci.
Diede a entrambe il nome di Regina: una avrebbe governato sulle Nevi, l’altra sul Raccolto.
Nacque così il ciclo dell’abbondanza e dell’attesa, che concede a noi sorelle, ogni anno, solo due notti per ritrovarsi. Le genti le celebrano col nome di Solstizi».

La Regina delle Nevi ha un cuore di fuoco che nemmeno il Ghiaccio, suo miglior vassallo, potrebbe estinguere.
Le vestigia di fiamma di quel tempo perduto sono il dono che sua sorella le fece per sopportare l’attesa.
Per questa ragione ad ogni inverno, in suo onore, le dimore delle genti si accendono di fuochi e lei scende di notte per vederli coi suoi occhi di brina, che un poco si sciolgono al calore, lasciando cadere lacrime di neve.

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