La domanda mi è stata posta da diverse persone, giovani e non. Evidentemente ho la faccia da strega, ma forse è anche vero che la vicenda della strega Molestina solleva molte domande che meritano di ricevere riposta.
Non è una fiaba qualunque, non solo perché parla di un legame, ma anche e soprattutto perché nasce da un legame.
Il primo disegno, il primo nome
La strana amica della strega Molestina ha subito un lungo processo di incubazione che, inizialmente, non prevedeva la pubblicazione. Iniziò come un gioco tra me e mia madre ed è quindi in suo ricordo che ho scelto di proporlo a un editore.
Nacque tutto da un disegno abozzato per noia in un pomeriggio d’estate di tanti anni fa. Era il ritratto di una strega di bassa statura, dal naso ricurvo e il cappello rattoppato.
In quel momento, a mamma cadde l’occhio sul disegno:
«Quella è una strega birichina, si vede dalla faccia», commentò.
«Dici? Sai anche come si chiama?»
«Molestina» disse di getto, come se si trattasse della più ovvia delle risposte.

È importante sapere che mia madre traeva un vivo divertimento nell’inventare nomi e nomignoli per lo meno discutibili. Basti sapere che, quando la gatta partorì tre gattini durante il devastante tifone Ruby (la mia famiglia viveva nelle Filippine all’epoca), le sembrò appropriato battezzare i poverelli Ruby, Rubino e Rubinetto. Per fortuna, mio fratello Andrea nacque qualche mese prima del leggendario uragano Grace, altrimenti avrebbe forse rischiato di chiamarsi Gracioso o qualcosa di simile.
I disegni prendono vita
Nei giorni seguenti, a mano a mano che nuovi personaggi uscivano dalla matita, mamma gli affibbiava un nome nel suo “stile”.
«E il gatto, mamma, come ti sembra?»
«Secondo me fa dei gran malestri».
«Va bene, ma come si chiama?»
«Malestrino, certamente».

La cosa strana è che, a forza di ripeterli, questi nomi finivano in un certo senso col prendere potere, conferendo ai personaggi caratteristiche, talenti, difetti e abitudini.
Per farla breve, mi ritrovai con una strega che per qualche ragione creava fastidio, un gatto molto maldestro, una civetta di nome Miopina per una certa qual scarsità di diottrie, una scopa ipocondriaca che si era guadagnata l’improbabile appellativo di Malanna – perché “Malaticcia” suonava troppo banale – un ragno pittore, omonimo del grande Claude Monet, e per finire uno gnomo cuoco… che puoi non chiamare Mestolino?! Il tutto nel rispetto della lettera “M” che sembrava dover far da iniziale per forza, visto che “Molestina inizia con la M”. Mah.
Mi venne allora l’idea di scrivere una storia in onore non solo di quel lessico famigliare così peculiare, ma anche per creare qualcosa che ben ci rappresentasse.
Un regalo da figlia a madre e donna a donna
La strega Molestina dà dunque fastidio, ma a chi? Alle streghe sue colleghe, decido, e non perché sia dispettosa, tutt’altro! Il problema è che fa le cose in modo diverso.
Ma così si sentirà sola, pensai. Bingo! A Molestina manca un’amica, una controparte con cui interagire alla pari e sentirsi finalmente completa.
Se le streghe non la vogliono, sarà la magia a fornirle compagnia, per lo meno temporanea.
Madame Sottilette (lo so, lo so, la “S” rompe la tradizione, ma questa è una mia creazione!) è una nobildonna deceduta secoli prima… di noia fondamentalmente.

Per poter riposare in pace, Madame deve scoprire cosa si è fatta mancare in vita e Molestina promette di aiutarla. Il patto con gli Spiriti Guardiani dell’Aldilà è semplice: Molestina offre aiuto in cambio di un po’ di compagnia.
La coppia Molestina – Madame Sottilette è uno strano gioco di specchi, in cui tratti di me si mescolano a quelli di mia madre.
La strana amica della strega Molestina cela una lezione importante che ho appreso col tempo e che desideravo trasmettere anche a lei, salvo poi rendermi conto che era stata proprio lei a insegnarmela. Ciò che mi rincuora è che abbia avuto il tempo di leggerla prima di raggiungere gli Spiriti Guardiani.
Col tempo ho pensato che questa storia avrebbe forse fatto bene anche ad altri.
Non dirò di più, perché le anime in cerca di quella lezione devono incontrarla da sé, anche questo ho imparato.
Gli indizi stanno tutti nel racconto. E allora, buona lettura!

PS: un ringraziamento speciale va a Claus Tamburini, per aver conferito corpo e colore ai miei semplici disegni. Ringrazio ugualmente la PAV edizioni per aver accolto questo racconto e aver trasformato un piccolo sogno in realtà.
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