[ Images © Kirsty Mitchell photography, Once Upon A Time, from The Wonderland Book ]
A Miriam, fata dei risvegli
Il fruscio dei fogli di carta
le riportarono alla memoria il canto delle sere ventose d’estate, quando i pensieri si fanno traslucidi, mescolati al respiro del mare.
In quelle pagine vi era tutta la sua vita, narrata al ritmo del cuore.
Il racconto non si curava della linea del tempo, ma obbediva all’imprevedibile pennello dell’anima, che mescola i colori dei ricordi senza tener conto di chi guarda.
Una vita frantumata in una distesa di fogli di carta.
Un alito di vento li trasformò in un manto crepitante di foglie, ricamato dalle tinte del fuoco e dei tramonti.
Per ogni foglia, un ricordo.
Narravano del canto delle cicale e delle tempeste, di lacrime celate dall’orgoglio, delle ore d’infanzia giocate all’ombra dei faggi.
La memoria giungeva col vento, come qualcosa di diverso da lei, ma che di lei sapeva tutto.
Tutto, eccetto quel nuovo frammento di anima che, nel silenzio proprio dei risvegli, accoglieva il sussurro d’un cuore di carta portato dal vento.
Un cuore che aveva creduto infranto, perduto, svanito e che ora era lì, leggero e ampio quanto un respiro.
Dov’era finito il peso crudele che lo aveva oppresso?
Trasformato in un ricordo di carta.
Alcuni lo chiamano “perdono”. Altri, meno sentimentali, preferiscono “passato”.
Ma lei, che con strazio aveva sfogliato il fiore crepitante del suo cuore, non vedeva nulla, se non “una vita tra tante”.
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