L’amore è una ballata non scritta in cerca di personaggi, senza repliche.
Lui si copriva di cenci di memorie, per non sentire il freddo del presente.
Lo amai come si ama un fiore appassito tra le pagine di un racconto,
ma non mi riuscii di scacciare, col calore del mio petto, la paura dell’inverno.
Non si separò mai dal suo rancore che amò più di me, più di tutto.
Lo lasciai tra i vapori delle sue menzogne, dopo avervi scorto con sgomento l’ombra delle mie.
Un altro era molto giovane, oppresso da scelte troppo grandi.
Portai quel peso per lui e quando vinse l’incertezza, non lo volli più: l’esitazione al bivio era ciò che di sublime esisteva in lui.
Amai così per un poco la giovane che fui, incapace di abbandonare il dolore per non tradire ciò che aveva perduto.
Ripartii con il coraggio di lacrime nuove, eroica di scelte mancate e trasmutate.
Poi incontrai lei.
Non possedeva nulla a parte se stessa e un progetto che, diceva, l’avrebbe condotta lontano da sé.
“Dove non arrivo a vedere”, ripeteva.
Mi innamorai mentre guardava altrove, col coraggio di essere altro e l’accompagnai alla partenza con uno strano peso nel cuore.
Mi salutò dal ponte della nave ed io fui gelosa del vento che giocava coi suoi capelli.
Mentre si dissolveva, dalla riva agitai col braccio un nuovo frammento di coraggio.
Gli amori passano come comete, oppure sorgono lentamente, come montagne, tracciando il firmamento e gli orizzonti della mia esistenza.
Non li giudico, né li scelgo: li accolgo come respiri.
Ne ho conosciuti tanti, altri dolori, altre storie, altre paure…
Altro da me, credevo, ma erano futuro, espansioni di me ancora da scoprire.
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