La Natura è la cura

A Chiara che,
ovunque può,
crea angoli di bosco

La primavera 2021, in apparenza, non si presenta diversa da quella che l’ha preceduta.
A un anno esatto dall’inizio della pandemia, dopo alti e bassi, accelerate e frenate, speranze e delusioni, osservo lo stato d’animo in cui mi trovo.

Un’immagine curiosa si presenta alla mente, quella di una leonessa che, liberatasi dalla gabbia, si imbatte nella sua domatrice.
Vista la limitazione di spazi e di movimento a cui siamo soggetti, una scena di liberazione può sembrare fuori luogo, ma dipende da che punto di vista la si osserva. La leonessa rappresenta l’eccesso di energia imprevisto che mi sono trovata a dover gestire.

Inizialmente, il riflesso è stato quello d’incanalare questa “corrente” inutilizzata nella solita, dispendiosa pre-occupazione: cosa non sto facendo di utile, di valido? Come posso mettere a frutto questo tempo per i miei progetti futuri? Come evitare di sprecare il tempo?
La domatrice si dibatte nervosa, provo a calmarla, ma a nulla valgono i soliti ritornelli (“andrà tutto bene, resisti, presto finirà…”). È terrorizzata dalla belva, dall’imprevisto, da ciò che non può essere controllato e mi strattona perché faccia qualcosa.
Osservo incantata, come in un sogno, le ondate di ansia che mi riversa addosso. Le vedo infrangersi contro una catasta di programmi sospesi, rimandati, più spesso annullati.
«Preoccuparsi non serve», le dico, «La frusta non funziona».

Il secondo riflesso è consistito nell’impormi di concepire questo periodo come una lunga vacanza. Ho provato a godermi il tempo libero, ma il modo di svagarmi che conoscevo funzionava bene nel mondo com’era, non in quello sospeso di adesso.
Se divertirsi non è concesso, la domatrice manca anche del cibo con cui calmare la belva.

Quando i sistemi di controllo saltano, l’impulso vitale cerca naturalmente l’espansione.
La mente, privata dei suoi strumenti principali di controllo quali doveri e gratificazioni, si trova alle prese con un’energia dirompente che non sa più controllare.


Per uscire da questo spossante impasse, suggerisco alla domatrice un cambio di strategia:
«Forse», le dico, «non è più necessario controllare la belva».
Dopotutto, l’impulso all’espansione, la spinta della vita che scalpita sentendo la natura ripartire, sono cose buone, corrette e non vanno soffocate.
Il problema adesso è gestire una mente che si agita a vuoto, non potendo più pre-occuparsi.

La domatrice, reticente, accetta di lasciare la presa. Si fa da parte e la belva prosegue, senza attaccarla.
A un tratto, la tensione dell’immobilità è svanita, la leonessa è a caccia, la domatrice la segue, rimanendo in disparte. Ammira in silenzio la sua magnificenza.
Non sa dove va, né perché. Per la prima volta, da tanti anni, non se lo chiede. Si affida.

Inquieta e taciturna, la mente accoglie la guida dell’istinto che obbedisce al richiamo dei sensi. Sono melodie dal ritmo lento a cui non è abituata, ma piano piano si adatta, rinunciando ad agitarsi, poiché nel terreno di caccia della leonessa il tempo non ha potere. La prova è che basta un semplice profumo a dissolvere la coltre degli anni.

Nel bosco ho scoperto una nuova dimensione di me, che talvolta intimorisce per la sua vastità. Tra il chiaroscuro frusciante delle fronde e il tappeto crepitante in cui affondano i miei passi, tra le carezze del muschio e il sentore di resina e di terra, sento sfumare i miei confini. Il bosco mi osserva, popolato di presenze dense e sottili in attesa di ascolto.

Fiduciosa, ma con riserbo, seguo i passi della leonessa che si addentrano nel bosco, aprendo sentieri nuovi. Non so dove conducano, né se valga la pena seguirli ma, dopo lunghi mesi sospesi, non mi importa più. Per ora, conta solo il richiamo dei sensi.

«Vorreste dirmi, di grazia, che strada prendere da qui?», proseguì Alice.

«Dipende soprattutto da dove vuoi andare», disse il Gatto.

«Non m’importa molto…», disse Alice.

«Allora non importa che strada prendi», disse il Gatto.

«… purché arrivi in qualche posto», aggiunse Alice a mo’ di spiegazione.

«Ah, per questo stai pure tranquilla», disse il Gatto, «basta che non ti fermi prima».

2 risposte a "La Natura è la cura"

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