[Caspar David Friedrich, Donna alla finestra, 1822]
A Barbara, che conosce il valore dei dettagli
La finestra incorniciava un frammento di cielo, interrotto da una corona di pioppi disposti tutti in fila come scolari.
L’inquadratura era sbilanciata, non corretta secondo i canoni della pittura, eppure quel quadro in movimento le lasciò un’impressione più viva e profonda di qualunque capolavoro delle arti visive.
La danza delle fronde le ricordava quella che per anni aveva salutato il suo rientro a casa. Il vento giocava tra i rami proprio come in quel momento, tessendo nelle chiome l’illusione della parola e i suoi occhi di bambina sorridevano a quell’ondeggiante «Bentornata!» che sapeva essere solo per lei.
Tutto ciò si ripeteva appena aperta la porta, entro la cornice della finestra. L’aveva quasi dimenticato.
Solo allora, ritrovando la stessa danza di vento e fronde in quella speciale angolazione, si accorse di quanto quel saluto privo di parole le mancasse.
Che cosa curiosa la memoria! Accumula in segreto montagne di dettagli, di odori, di consistenze che lì per lì crediamo trascurabili.
Poi, senza alcuna ragione apparente, coglie qualcosa dal mucchio e ce lo restituisce, assieme a una parte di noi che avevamo perduto.
Perché ricordare? Perché proprio questo? Perché adesso?
La memoria è potente quando non concede spiegazioni. Non bussa, consegna e scompare.
A noi non resta che accogliere quel dono col fiato sospeso e una lacrima all’angolo degli occhi.
© Alice Rocchi
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